Ciro riconosciuto, Torino, Reale, 1757

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Montuosa.
 
 MANDANE e MITRIDATE
 
 MANDANE
985Lo veggo, Mitridate; un vivo esempio
 tu sei di fedeltà. Non istancarti
 l'istoria a raccontarmi. A pro di Ciro
 io so già quanto oprasti;
 e Cambise lo sa. Pensiamo entrambi
990le tue cure a premiar. (Perfido!) È vero
 che del merito tuo sempre minore
 la mercede sarà; pur quel che feci
 sembrerà, lo vedrai,
 poco a Mandane, a Mitridate assai.
 MITRIDATE
995Questo tanto parlarmi
 di premio e di mercé troppo m'offende.
 Che? Mandane mi crede
 mercenario così? S'inganna. Io fui
 già premiato abbastanza,
1000compiendo il dover mio. Le rozze spoglie
 non trasformano un'alma. In me, lo sai,
 l'esser pastore è scelta,
 non è sventura. Io volontario elessi
 questa semplice vita e forse appunto
1005per serbarmi qual sono, e qual mi credi
 per mai non divenir.
 MANDANE
                                         (Numi! A qual segno
 può simular l'indegno!)
 MITRIDATE
                                              Un tal pensiero
 tanto oltraggio mi fa...
 MANDANE
                                           Perdona; è vero.
 Il desio d'esser grata
1010mi trasportò. Dovea pensar che il solo
 premio dell'alme grandi
 son l'opre lor. Chi giunse,
 e tu ben vi giungesti, al grado estremo
 d'un'eroica virtù tutto ritrova,
1015tutto dentro di sé. Pieno si sente
 d'un sincero piacer, d'una sicura
 tranquillità che rappresenta in parte
 lo stato degli dei. Di', tu lo provi,
 non è così?
 MITRIDATE
                        Sì; né di questa invece
1020torrei di mille imperi...
 MANDANE
                                             Anima vile!
 Traditor! Scelerato!
 MITRIDATE
                                       Io! Principessa,
 io!
 MANDANE
         Sì. Credevi, o stolto,
 le tue frodi occultar? Speravi, iniquo,
 che invece del mio figlio il tuo dovessi
1025stringermi al sen? No, perfido, io non sono
 tanto in odio agli dei. Ciro ho perduto;
 ma so perché; so chi l'uccise; e voglio
 e posso vendicarmi.
 MITRIDATE
                                       In quale inganno?
 In qual misero error?...
 MANDANE
                                             Taci; m'ascolta;
1030e comincia a tremar. Sappi che in questo
 momento in cui ti parlo
 sta spirando il tuo figlio.
 MITRIDATE
                                               Ah come?
 MANDANE
                                                                    Ed io,
 sentimi, traditore, io fui che l'empio
 a trovar chi l'uccida
1035ingannato mandai.
 MITRIDATE
                                      Tu stessa!
 MANDANE
                                                           Aita
 vedi se può sperar; solingo è il loco,
 chi l'attende è Cambise.
 MITRIDATE
                                               Ah che facesti,
 sconsigliata Mandane! Ah corri, ah dimmi
 qual luogo almeno...
 MANDANE
                                       Oh questo no; potresti
1040forse giugnere in tempo. Il loco ancora
 saprai ma non sì presto.
 MITRIDATE
                                               Ah principessa,
 pietà di te! Quel che tu credi Alceo
 è il tuo Ciro, è il tuo figlio.
 MANDANE
                                                  Eh questa volta
 non sperar ch'io ti creda.
 MITRIDATE
                                                Il suol m'inghiotta,
1045un fulmine m'opprima,
 se mentii, se mentisco.
 MANDANE
                                             Empia favella,
 familiare a' malvagi.
 MITRIDATE
                                         Odimi; io voglio
 qui fra' lacci restar; tu corri intanto
 la tragedia a impedir. Se poi t'inganno,
1050torna allora a punirmi,
 squarciami allora il sen.
 MANDANE
                                              Scaltra è l'offerta
 ma non ti giova. In quest'angustia il colpo
 ti basta differir. Sai ch'io non posso
 d'alcun fidarmi; e ti prometti intanto
1055il soccorso del re.
 MITRIDATE
                                  Che far degg'io,
 santi numi del ciel? Povero prence!
 Infelici mie cure! Io mi protesto
 di bel nuovo, o Mandane; il finto Alceo
 è Ciro, è il figlio tuo. Salvalo, corri,
1060credimi per pietà. Se non mi credi,
 diventi, o principessa,
 l'orror, l'odio del mondo e di te stessa.
 MANDANE
 Fremi pure a tua voglia,
 non m'inganni però.
 MITRIDATE
                                        Ma questo, oh dio!
1065questo canuto crine
 merta sì poca fé? Vaglion sì poco
 le lagrime ch'io spargo?
 MANDANE
                                              In quelle appunto
 conosco il padre. In tale stato anch'io,
 barbaro, son per te. Provalo; impara
1070che sia perdere un figlio.
 MITRIDATE
                                                (Oh nostra folle
 misera umanità! Come trionfa
 delle miserie sue!) Parla, Mandane,
 Ciro dov'è? Vorrai parlar ma quando
 tardi sarà.
 MANDANE
                      Va', traditor; ch'io dica
1075di più non aspettar.
 MITRIDATE
                                       Sogno! Son desto!
 Dove corro? Che fo? Che giorno è questo?
 
    Dimmi, crudel, dov'è;
 ah non tacer così.
 Barbaro ciel, perché
1080insino a questo dì
 serbarmi in vita?
 
    Corrasi... E dove? Oh dei!
 Chi guida i passi miei?
 Chi almen, chi per mercé
1085la via m'addita? (Parte)
 
 SCENA II
 
 MANDANE, poi ARPAGO
 
 MANDANE
 A quale eccesso arriva
 l'arte di simular! Prestansi il nome
 oggi fra lor gli affetti; onde i sinceri
 impeti di natura
1090chi nasconder non sa gli applica almeno
 a straniera cagion. Pietà d'amico,
 zelo di servo il suo paterno affanno
 volea costui che mi paresse e quasi
 mi pose in dubbio. Ah la sventura mia
1095dubbia non è. Qual più sicura prova
 che d'Arpago il silenzio? Un tale amico
 che il suo perdé per il mio figlio, a cui
 noto è il mio duol, della cui fé non posso
 dubitar senza colpa, a che m'avrebbe
1100taciuto il ver? No, Mitridate infido,
 con le menzogne tue della vendetta
 non mi turbi il piacer. Così tornasse
 Cambise ad avvertirmi
 che Alceo spirò.
 ARPAGO
                                Né qui lo veggo; ah dove, (Frettoloso)
1105dove mai si nasconde?
 MANDANE
                                            Arpago amato,
 che cerchi?
 ARPAGO
                        Alceo. Se nol ritrovo, io perdo
 d'ogni mia cura il frutto.
 MANDANE
                                               Altro non brami?
 Non agitarti; io so dov'è.
 ARPAGO
                                               Respiro,
 lode agli dei. Deh me l'addita; è tempo
1110che al popolo si mostri. Altro non manca
 che presentarlo.
 MANDANE
                                O generoso amico,
 veggo il tuo zel. Con pubblica vendetta
 t'affanni a soddisfarmi. Io ti son grata
 ma giungi tardi. A vendicarmi io stessa
1115già pensai.
 ARPAGO
                       Contro chi?
 MANDANE
                                               Contro l'infame
 uccisor del mio Ciro.
 ARPAGO
                                         Intendi Alceo?
 MANDANE
 Sì.
 ARPAGO
         Guardati, Mandane,
 di non tentar nulla a suo danno. Alceo
 è il figlio tuo.
 MANDANE
                           Che!
 ARPAGO
                                       Tel celai, temendo
1120che i materni trasporti il gran segreto
 potessero tradir.
 MANDANE
                                 Come! Ed è vero...
 ARPAGO
 Non dubitar. Tu sai
 se ingannarti poss'io. Ciro è in Alceo;
 l'educò Mitridate; io gliel recai;
1125l'ucciso è un impostor. Serena il volto,
 la tua doglia è finita.
 MANDANE
 Santi numi del ciel, soccorso, aita. (Vuol partire)
 ARPAGO
 Dove? Ascolta...
 MANDANE
                                Ah corriam... Son morta; io sento
 stringermi il cor. (S’appoggia ad un tronco, poi siede)
 ARPAGO
                                   Tu scolorisci in volto!
1130Sudi! Tremi! Vacilli!
 MANDANE
                                         Arpago... Ah vanne,
 vola di Trivia al fonte; il figlio mio
 salva, difendi; ei forse spira adesso.
 ARPAGO
 Come!
 MANDANE
                Ah va', che l'uccide il padre istesso.
 ARPAGO
 Possenti numi! (Parte in fretta)
 
 SCENA III
 
 MANDANE sola
 
 MANDANE
                                Oh me infelice! Oh troppo
1135verace Mitridate! Avessi, oh dio!
 creduto a' detti tuoi. Potessi almeno
 lusingarmi un momento. E come? Ah troppo
 sdegnato era Cambise;
 troppo tempo è già scorso; e troppo nero
1140è il tenor del mio fato. Ebbi il mio figlio,
 stupida! innanzi agli occhi; udii da lui
 chiamarmi madre; i violenti intesi
 moti del sangue; e nol conobbi e volli
 ostinarmi a mio danno! Ancor lo sento
1145parlar, lo veggo ancor. Povero figlio!
 Non voleva lasciarmi. Il suo destino
 parea che prevedesse. Ed io tiranna...
 Ed io... Che orror! Che crudeltà! Non posso (S’alza)
 tollerar più me stessa. Il mondo, il cielo
1150sento che mi detesta; odo il consorte
 che a rinfacciar mi viene
 il parricidio suo; veggo di Ciro
 l'ombra squallida e mesta
 che stillante di sangue... Ah dove fuggo?
1155Dove m'ascondo? Un precipizio, un ferro,
 un fulmine dov'è? Mora, perisca
 questa barbara madre e non si trovi
 chi le ceneri sue... Ma... Come?... È dunque
 perduta ogni speranza? E non potrebbe
1160giungere Arpago in tempo? Ah sì, clementi
 numi del ciel, pietosi numi, al figlio
 perdonate i miei falli. È questo nome
 forse la colpa sua, colpa ch'ei trasse
 dalle viscere mie. No, voi non siete
1165tanto crudeli. Io la giustizia vostra
 dubitandone offendo. È vivo il figlio;
 corrasi ad abbracciarlo... Ah folle! Io vado
 a perder questo ancora
 languido di speranza ultimo raggio.
1170Andiam; chi sa?... Ma quello,
 che a me corre affannato,
 non è Cambise? Aimè! Son morta. È fatto
 l'orrido colpo. Ha nella destra ancora
 nudo l'acciar... Chi mi soccorre? Ah stilla
1175ancor del vivo sangue... Ah fuggi... Ah parti...
 
 SCENA IV
 
 CAMBISE con ispada nuda nella destra, stillante di sangue, e detta
 
 CAMBISE
 Vedi del mio furor...
 MANDANE
                                        Fuggi; quel sangue
 togli al materno ciglio.
 CAMBISE
 Questo sangue che vedi...
 MANDANE
                                                 Oh sangue... Oh... figlio... (Sviene)
 CAMBISE
 Sposa? Mandane? Oh me perduto! Ascolta,
1180principessa, idol mio. Non ode. Ha chiuse
 le languide pupille e alterna appena
 qualche lento respiro. Almen sapessi
 come agli usati uffizi
 quell'alma richiamar.
 
 SCENA V
 
 CAMBISE, MANDANE e CIRO
 
 CIRO
                                          Dove la madre, (Senza veder gli altri)
1185dove mai troverò? Di Trivia al fonte
 finor l'attesi e mai non venne. (Cercando)
 CAMBISE
                                                          All'onda
 corriam del vicin rio. Ma sola intanto
 qui lasciarla così? Se alcun vedessi...
 Ah sì. Pastor... senti. (Vede Ciro)
 CIRO
                                         Quai grida? (Rivolgendosi)
 CAMBISE
                                                                 (Oh numi!
1190Non è del figlio mio
 l'omicida costui?)
 CIRO
                                    (Stelle! Non veggo
 la mia madre colà?)
 CAMBISE
                                       Chi sei?
 CIRO
                                                         Che avvenne?
 CAMBISE
 Non t'inoltrar, dimmi il tuo nome.
 CIRO
                                                                 Eh lascia...
 CAMBISE
 Di', non ti chiami Alceo?
 CIRO
                                                (Questo importuno
1195a gran pena sopporto).
 Sì, Alceo mi chiamo.
 CAMBISE
                                        Ah traditor! Sei morto. (In atto di ferire)
 CIRO
 Come! Non appressarti; o ch'io t'immergo
 questo dardo nel cor. (In atto di difesa)
 CAMBISE
                                          Dal furor mio
 né tutto il ciel potrà salvarti.
 MANDANE
                                                      Oh dio! (Cominciando a risentirsi)
 CAMBISE
1200Ah sposa, apri le luci, aprile e vedi
 per man del tuo Cambise
 la bramata vendetta.
 CIRO
                                         Odimi, oh dei!
 E Cambise tu sei?
 CAMBISE
                                    Sì, scellerato,
 son io; sappilo e mori. (In atto di ferire)
 CIRO
                                            Ah padre amato, (Getta il dardo)
1205ferma; già sono inerme; il colpo affrena;
 riconoscimi prima e poi mi svena.
 MANDANE
 Perché ritorno in vita?
 CAMBISE
                                            (Il so, m'inganna
 e pur m'intenerisce!)
 MANDANE
                                          Eterni dei!
 Non è quegli il mio Ciro? Ove son mai?
1210Fra l'ombre o fra' viventi?
 CAMBISE
                                                  (Io dunque, oh folle!
 credo a que' detti infidi).
 No; cadi... (In atto di ferire)
 MANDANE
                       Ah sposo! Ah che il tuo figlio uccidi! (S’alza)
 CAMBISE
 Uccido il figlio! (Resta immobile)
 MANDANE
                                Oh caro figlio! Oh cara (Abbracciandolo)
 parte dell'alma mia!
 CAMBISE
                                        Stelle! O deliro
1215o delira Mandane. E questi è Ciro?
 MANDANE
 Sì. Chi mai lo difese
 dal paterno furor? Qual sangue mai
 il tuo ferro macchiò? Di Trivia al fonte
 tu l'attendevi pur.
 CAMBISE
                                    No; non vi giunsi,
1220che partendo da te per via m'avvenni
 ne' reali custodi; essi di nuovo
 mi volean prigionier; di loro alcuni
 io trafissi e fuggii. Perciò con questo
 ferro tinto di sangue...
 MANDANE
                                           Intendo il resto.
 
 SCENA VI
 
 ASTIAGE in disparte con seguito e detti
 
 ASTIAGE
1225(Qui Cambise! E disciolto!)
 CAMBISE
 Ma Ciro non morì? (A Mandane)
 MANDANE
                                       No.
 ASTIAGE
                                                 (Ciel! Che ascolto!)
 MANDANE
 N'ebber cura gli dei.
 CAMBISE
                                        Spiegati, o sposa.
 MANDANE
 Odi.
 ASTIAGE
            (Sentiam).
 MANDANE
                                   Quel finto
 Ciro che cadde estinto...
 CIRO
                                              Il re s'appressa.
 CAMBISE
1230Ecco un nuovo periglio.
 MANDANE
                                             Ecco le nostre
 contentezze impedite.
 ASTIAGE
 Seguite pur, seguite; io non disturbo
 le gioie altrui; ma che ne venga a parte
 parmi ragion. Via, chi di voi mi dice
1235dell'istoria felice
 l'ordin qual sia? Chi liberò costui?
 Chi Ciro conservò? Dove s'asconde?
 CIRO
 (Aimè!)
 ASTIAGE
                   Nessun risponde? Anche la figlia
 m'invidia un tal contento! Olà, s'annodi
1240ad un tronco Cambise...
 MANDANE
 Ah no.
 ASTIAGE
                Lode agli dei
 a parlar cominciasti.
 
 SCENA VII
 
 ARPAGO in disparte e detti
 
 ARPAGO
                                        Ecco il tiranno.
 Per trarlo al tempio il cerco appunto.
 ASTIAGE
                                                                     Or dimmi, (A Mandane)
 qual è Ciro e dov'è? Nulla tacermi
1245o sotto agli occhi tuoi segno a più strali
 cadrà Cambise...
 ARPAGO
                                  (Ei sa che Ciro è in vita
 dunque ma non ch'è Alceo).
 MANDANE
                                                     Barbare stelle!
 CAMBISE
 Empio destino!
 CIRO
                                (E tacito in disparte
 sto del padre al periglio?)
 ARPAGO
                                                 (Arpago all'arte).
 ASTIAGE
1250Né parli ancor? Dunque il tuo sposo estinto
 brami veder? T'appagherò. Custodi...
 MANDANE
 Ferma...
 CIRO
                   Senti...
 MANDANE
                                   Io già parlo.
 CIRO
                                                           Il falso Ciro...
 MANDANE
 Il mio Ciro smarrito...
 ARPAGO
 Astiage, ah sei tradito; ah corri; opprimi
1255il tumulto ribelle
 che si destò. La tua presenza è il solo
 necessario riparo.
 ASTIAGE
                                    Aimè! Che avvenne?
 ARPAGO
 Confusamente il so. S'affretta a gara
 verso il tempio ciascun. Colà si dice
1260che Ciro sia. Tutti a vederlo, tutti
 vanno giurargli fede; e il volgo insano
 grida a voce sonora:
 «Ciro è il re, Ciro viva, Astiage mora».
 ASTIAGE
 Ah traditori, ecco il segreto; entrambi
1265con questo acciar... (In atto di snudar la spada)
 ARPAGO
                                      Mio re, che fai? Se Ciro
 è ver che viva, in tuo poter conserva
 la madre e il genitor; con questi pegni
 lo faremo tremar.
 ASTIAGE
                                   Sì. Custodite (Dopo aver pensato)
 dunque la coppia rea, sol perché sia
1270la mia difesa o la vendetta mia.
 
    Perfidi, non godete
 se altrove il passo affretto;
 a trapassarvi il petto,
 perfidi, tornerò.
 
1275   Cadrò, se vuole il fato,
 cadrò trafitto il seno;
 ma invendicato almeno,
 ma solo non cadrò. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 CIRO, MANDANE, CAMBISE, ARPAGO e guardie
 
 ARPAGO
 Partì; l'empio è nel laccio. Ei corre al tempio
1280e là trarlo io volea. Guerrieri, amici,
 finger più non bisogna; andiam. Qui resti
 Ciro intanto e Mandane. E tu, Cambise,
 sollecito mi siegui. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                      Odi; e in Alceo
 com'esser può che Ciro...
 ARPAGO
                                                Oh dio! Ti basti (Con impazienza)
1285saper ch'è il figlio tuo. Tutto il successo
 ti spiegherò; ma non è tempo adesso. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 CIRO, MANDANE e CAMBISE
 
 CAMBISE
 Addio. (A Mandane e a Ciro)
 CIRO
                 Padre!
 MANDANE
                                Consorte!
 CIRO
                                                    E ci abbandoni
 così con un addio?
 CAMBISE
                                     Nulla vi dico,
 perché troppo direi; né questo è il loco.
1290So ben tacer ma non saprei dir poco.
 
    Dammi, o sposa, un solo amplesso;
 dammi, o figlio, un bacio solo.
 Ah non più, da voi m'involo;
 ah lasciatemi partir.
 
1295   Sento già che son men forte;
 sento già fra' dolci affetti
 e di padre e di consorte
 tutta l'alma intenerir. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MANDANE e CIRO
 
 MANDANE
 Ciro, attendimi; io temo
1300qualche nuova sventura. Il mio consorte
 voglio seguir. Te d'Arpago l'avviso
 ritrovi in questo loco.
 CIRO
                                          Or che paventi?
 MANDANE
 Figlio mio, non so dir; tremo per uso
 avvezzata a tremar. Sempre vicino
1305qualche insulto mi par del mio destino.
 
    Benché l'augel s'asconda
 dal serpe insidiator,
 trema fra l'ombre ancor
 del nido amico.
 
1310   Che il muover d'ogni fronda,
 d'ogni aura il susurrar
 il sibilo gli par
 del suo nemico. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 CIRO e poi ARPALICE
 
 CIRO
 Ah tramonti una volta
1315questo torbido giorno e sia più chiaro
 l'altro almen che verrà.
 ARPALICE
                                             Mio caro Alceo,
 tu salvo! Oh me felice! Ah vieni a parte
 de' pubblici contenti. Il nostro Ciro
 vive, si ritrovò; quel che uccidesti
1320era un vile impostor.
 CIRO
                                         Sì! Donde il sai?
 ARPALICE
 Certo il fatto esser dee; queste campagne
 non risuonan che Ciro. Oh se vedessi
 in quai teneri eccessi
 d'insolito piacer prorompe ogn'alma!
1325Chi batte palma a palma,
 chi sparge fior, chi se n'adorna, i numi
 chi ringrazia piangendo. Altri il compagno
 corre a sveller dall'opra; altri l'amico
 va dal sonno a destar. Riman l'aratro
1330qui nel solco imperfetto; ivi l'armento
 resta senza pastor. Le madri ascolti
 di gioia insane a' pargoletti ignari
 narrar di Ciro i casi. I tardi vecchi
 vedi ad onta degli anni
1335sé stessi invigorir. Sino i fanciulli,
 i fanciulli innocenti
 non san perché ma sul comune esempio
 van festivi esclamando: «Al tempio, al tempio».
 CIRO
 E tu Ciro vedesti?
 ARPALICE
                                    Ancor nol vidi.
1340Corriam...
 CIRO
                      Ferma, il vedrai
 pria d'ognun, tel prometto.
 ARPALICE
                                                    E Ciro...
 CIRO
                                                                      Ah ingrata,
 tu non pensi che a Ciro. Il tuo pastore
 già del tutto obbliasti. E pur sperai...
 ARPALICE
 Non tormentarmi, Alceo. Se tu sapessi
1345come sta questo cor...
 CIRO
                                          Siegui.
 ARPALICE
                                                          Né vuoi
 lasciarmi in pace?
 CIRO
                                    Ah tu non m'ami.
 ARPALICE
                                                                      Almeno
 veggo che non dovrei. Ma...
 CIRO
                                                    Che?
 ARPALICE
                                                                Ma parmi
 debil ritegno il naturale orgoglio.
 Parlar di te non voglio; e fra le labbra
1350ho sempre il nome tuo. Vo' dal pensiero
 cancellar quel sembiante; e in ogni oggetto
 col pensier lo dipingo. Agghiaccio in seno,
 se in periglio ti miro. Avvampo in volto,
 se nominar ti sento. Ove non sei,
1355tutto m'annoia e mi rincresce e tutto
 quel che un tempo bramava or più non bramo.
 Dimmi; tu che ne credi. Amo o non amo?
 CIRO
 Sì, mio ben, sì, mia speme...
 
 SCENA XII
 
 MITRIDATE, con guardie, e detti
 
 MITRIDATE
                                                      Al tempio, al tempio,
 mio principe, mio re; questi guerrieri
1360Arpago invia per tua custodia. Ah vieni
 a consolar l'impazienze altrui.
 ARPALICE
 (Con chi parla costui?)
 CIRO
                                            Dunque è palese
 di già la sorte mia?
 MITRIDATE
                                      Nessuno ignora,
 signor, che tu sei Ciro. Arpago il disse;
1365indubitate prove
 a' popoli ne diè; sparger le fece
 per cento bocche, in mille luoghi; e tutti
 voglion giurarti fé.
 ARPALICE
                                     Scherza? O da senno
 Mitridate parlò?
 CIRO
                                 Ciro son io.
1370Non bramasti vederlo? Eccolo.
 ARPALICE
                                                          Oh dio!
 CIRO
 Sospiri! Io non ti piaccio
 pastor né re?
 ARPALICE
                           Né tanto umil né tanto
 sublime io ti volea; ch'arda al mio foco,
 se troppo è per Alceo, per Ciro è poco.
 CIRO
1375Mal mi conosci. Arpalice finora
 me amò, non la mia sorte; ed io non amo
 la sua sorte ma lei. La vita e il trono
 Arpago diemmi; e se ad offrirti entrambi
 il genio mi consiglia,
1380quel che il padre mi diè rendo alla figlia.
 Oh che dolce esser grato, ove s'accordi
 il debito e l'amore,
 la ragione, il desio, la mente e il core!
 ARPALICE
 Dunque...
 MITRIDATE
                      Ah Ciro, t'affretta.
 CIRO
                                                         Andiam. Mia vita,
1385mia sposa, addio.
 ARPALICE
                                   Deh non ti cambi il regno.
 CIRO
 Ecco la destra mia; prendila in pegno.
 
    No, non vedrete mai
 cambiar gli affetti miei,
 bei lumi ond'imparai
1390a sospirar d'amor.
 
    Quel cor che vi donai
 più chieder non potrei;
 né chieder lo vorrei,
 se lo potessi ancor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 ARPALICE sola
 
 ARPALICE
1395Io son fuor di me stessa. A un vil pastore
 cieca d'amor mi scopro amante; e sposa
 mi ritrovo d'un re! Gl'istessi affetti
 insuperbir mi fanno, onde poc'anzi
 arrossirmi dovea! Certo quest'alma
1400era presaga e travedea nel volto
 del finto Alceo... Che traveder? Che giova
 cercar pretesti all'imprudenza? Ad altri
 favelliamo così; ma più sinceri
 ragioniamo fra noi. Diciam più tosto
1405che d'amor non s'intende
 chi prudenza ed amore unir pretende.
 
    Chi a ritrovare aspira
 prudenza in core amante
 domandi a chi delira
1410quel senno che perdé.
 
    Chi riscaldar si sente
 a' rai d'un bel sembiante
 o più non è prudente
 o amante ancor non è. (Parte)
 
 SCENA ULTIMA
 
  Aspetto esteriore di magnifico tempio dedicato a Diana, fabbricato sull’eminenza d’un colle.
 
 ASTIAGE con la spada alla mano, poi CAMBISE, indi ARPAGO, ciascuno con seguito; alfine tutti l’un dopo l’altro
 
 CORO
 
1415   Le tue selve in abbandono
 lascia, o Ciro, e vieni al trono,
 vieni al trono, o nostro amor.
 
 ASTIAGE
 Ah crudeli! Ah spergiuri! Ov'è la fede
 dovuta al vostro re? Nessun m'ascolta?
1420M'abbandona ciascun? No, non saranno
 tutti altrove sì rei. (Vuol partire)
 CAMBISE
                                     Ferma, tiranno. (Arrestandolo)
 ASTIAGE
 Ah traditor! (In atto di difesa)
 CAMBISE
                          Voi custodite il passo; (Al suo seguito)
 e tu ragion mi rendi... (Ad Astiage)
 ASTIAGE
 Arpago, ah vieni, il tuo signor difendi.
 ARPAGO
1425Circondatelo, amici. Alfin pur sei,
 empio, ne' lacci miei. (Dall’altro lato con seguaci)
 ASTIAGE
                                           Tu ancora!
 ARPAGO
                                                                 Io solo,
 barbaro, io sol t'uccido; a questo passo,
 sappilo, io ti riduco.
 ASTIAGE
                                       E tanta fede?
 E tanto zelo?
 ARPAGO
                           A chi svenasti un figlio
1430non dovevi fidarti. I torti obblia
 l'offensor, non l'offeso.
 ASTIAGE
                                            Ah indegno!
 ARPAGO
                                                                     È questa
 la pena tua.
 CAMBISE
                         La mia vendetta è questa.
 ARPAGO
 Cadi. (In atto di ferire)
 CAMBISE
               Mori, crudel. (Come sopra)
 CIRO
                                         Ferma. (Trattenendo Arpago)
 MANDANE
                                                         T'arresta. (Trattenendo Cambise)
 ARPALICE
 (Che avvenne?)
 MITRIDATE
                                (Che sarà?)
 MANDANE
                                                        Rifletti, o sposo...
 CIRO
1435Arpago, pensa...
 CAMBISE
                                È un barbaro. (A Mandane)
 MANDANE
                                                            È mio padre.
 ARPAGO
 È un tiranno. (A Ciro)
 CIRO
                             È il tuo re.
 CAMBISE
                                                   Punirlo io voglio.
 ARPAGO
 Vendicarmi desio.
 MANDANE
 Non fia ver.
 CIRO
                         Non sperarlo.
 ASTIAGE
                                                    Ove son io!
 ARPAGO
 Popoli, ardir; l'esempio mio seguite;
1440s'opprima l'oppressor.
 CIRO
                                            Popoli, udite.
 Qual impeto ribelle,
 qual furor vi trasporta? Ove s'intese
 che divenga il vassallo
 giudice del suo re? Giudizio indegno
1445in cui molto del reo
 il giudice è peggiore. Odiate in lui
 un parricidio e l'imitate. Ei forse
 tentollo sol; voi l'eseguite. Un dritto,
 che avea sul sangue mio,
1450forse Astiage abusò; voi quel che han solo
 gli dei sopra i regnanti
 pretendete usurpar. M'offrite un trono
 calpestandone prima
 la maestà. Questo è l'amor? Son questi
1455gli auspizi del mio regno? Ah ritornate,
 ritornate innocenti. A terra, a terra
 l'armi sediziose. Io vi prometto
 placato il vostro re. Foste sedotti,
 lo so; vi spiace; a mille segni espressi
1460già intendo il vostro cor; già in ogni destra
 veggo l'aste tremar; leggo il sincero
 pentimento del fallo in ogni fronte.
 Perdonalo, signor. Per bocca mia (Ad Astiage)
 piangendo ognun tel chiede. Ognun ti giura
1465eterna fé. Se a cancellar l'orrore
 d'attentato sì rio
 v'è bisogno di sangue, eccoti il mio. (Inginocchiandosi)
 ASTIAGE
 Oh prodigio!
 MANDANE
                           Oh stupore!
 ARPAGO
 Oh virtù che disarma il mio furore! (Arpago getta la spada e tutti i congiurati l’armi)
 ASTIAGE
1470Figlio mio, caro figlio,
 sorgi, vieni al mio sen. Così punisci
 generoso i tuoi torti e l'odio mio?
 Ed io, misero, ed io
 d'un'anima sì grande
1475tentai fraudar la terra! Ah vegga il mondo
 il mio rimorso almeno. Eccovi in Ciro,
 Medi, il re vostro; a lui
 cedo il serto real. Rendigli, o figlio,
 lo splendor ch'io gli tolsi. I miei deliri
1480non imitar. Quel che fec'io t'insegna
 quel che far non dovrai. De' numi amici
 al favor corrispondi;
 e il mio rossor nelle tue glorie ascondi.
 CORO
 
    Le tue selve in abbandono
1485lascia, o Ciro, e vieni al trono;
 vieni al trono, o nostro amor.
 
    Cambia in soglio il rozzo ovile,
 in real la verga umile;
 darai legge ad altro gregge,
1490anche re sarai pastor.
 
 
 LICENZA
 
 Della mente immortal provvida cura
 è il natal degli eroi. Prendono il nome
 i secoli da questi; ognun di loro
 un tratto ne rischiara e veggon poi
1495al favor di quel lume
 i posteri remoti
 gli altri eventi confusi e i casi ignoti.
 Tal, fra gli astri, i più chiari
 segna l'occhio sagace e poi fidato
1500alla scorta sicura
 gli ampi spazi del ciel scorre e misura.
 Superbe età passate,
 i vostri or non vantate
 natali illustri; ha più ragion la nostra
1505d'insuperbir, se i pregi suoi ravvisa;
 l'astro che lei rischiara è quel d'Elisa.
 
    Astro felice, ah splendi
 sempre benigno a noi;
 rendan gl'influssi tuoi
1510lieta la terra e 'l mar.
 
    Mai di sì bella stella
 nube non copra i rai;
 mai non s'eclissi e mai
 non giunga a tramontar.
 
 IL FINE